Il Carcinoma Squamocellulare del Cavo Orale (OSCC) è una neoplasia che, a dispetto del costante miglioramento dei mezzi terapeutici (chirurgia, radioterapia, chemioterapia, ed ora anche immunoterapia), e nonostante insorga in una cavità di facile accesso (la bocca), negli ultimi 30 anni non ha presentato un analogo aumento del tasso di sopravvivenza a 5 anni nei pazienti colpiti, tasso che rimane fermo ai valori del 1995. Questo tasso si aggira mediamente intorno al 50%, variando questa percentuale in relazione a: caratteristiche istopatologiche della neoplasia, dimensioni della neoplasia al momento della diagnosi, e sede della neoplasia. Un Carcinoma della lingua o della mucosa di rivestimento orale intercettato precocemente (Stadio 1) garantisce ai pazienti colpiti una sopravvivenza a 5 anni pari all’80%, ma lo stesso tumore intercettato tardivamente (Stadio IV) fa si che questa percentuale si abbassi al 15%-20%. In altre parole oltre l’80% dei pazienti diagnosticati tardivamente non sopravvive oltre il quinto anno dal momento della diagnosi. Questi valori di sopravvivenza non differiscono tra maschi e femmine.Questa così bassa percentuale di sopravvivenza a 5 anni sorprende e deve farci riflettere, per un tumore che dovrebbe essere facilmente intercettabile in fase precoce, per la sua sede facilmente ispezionabile. Si confronti il dato dell’OSCC con quello relativo ad altre neoplasie: i tumori della mammella, del testicolo, della prostata, e persino il melanoma cutaneo -comparabile al Carcinoma della bocca come facilità diagnostica a livello di sede!- sfiorano attualmente il 90% di sopravvivenza a 5 anni. ll Carcinoma della Laringe ed il Carcinoma della Cervice Uterina, entrambi simili per diversi aspetti (non ultimo quello istopatologico) a quello orale, ma certamente meno accessibili come sede, presentano un tasso di sopravvivenza a 5 anni nettamente superiore, sfiorando il 70%.
Perché allora un tasso di sopravvivenza così basso per un tumore più “visibile”, sia al clinico sia al paziente stesso?
In primis, questi numeri sconfortanti si devono certamente imputare al ritardo diagnostico, ritardo che è formato dal cosiddetto “patient delay” (intervallo di tempo tra l’istante in cui il paziente si accorge dei primi segni e sintomi, e quello in cui si rivolge ad un medico) sommato al tempo in cui i medici arrivano finalmente ad una diagnosi di certezza. I tumori di dimensioni inferiori al centimetro sono spesso asintomatici, e per questo misconosciuti. Inoltre sono sovente preceduti da alterazioni mucose (leucoplachie, eritroplachie) che possono impiegare anche molti anni per svilupparsi, e che se intercettate in tempo potrebbero migliorare sensibilmente la vita dei pazienti colpiti, abbassando l’invasività degli interventi e contemporaneamente aumentandone sensibilmente la sopravvivenza.
In secundis, si deve sottolineare la persistenza delle principali cause di carcinogenesi orale: il fumo e l’alcool sono ancora quelle principali, condivise con gli altri tumori epiteliali delle VADS (prime vie aerodigestive superiori: faringe, laringe, esofago), seguite dalle noxae traumatiche, e dalle infezioni.
Tra le infezioni, la Candidosi orale è conosciuta da oltre mezzo secolo come agente causale il Carcinoma Squamocellulare del Cavo Orale, soprattutto nelle varianti “iperplastiche” croniche, non facilmente eradicabili, che provocano una progressiva alterazione displastica ed infine neoplastica della mucosa orale. Praticamente “dimenticata” come possibile agente causale di OSCC fino alla fine degli anni 70’, la Candida è tornata alla ribalta negli anni ‘80 come agente infettivo “opportunista” nei pazienti con AIDS (prima dell’avvento della terapia antiretrovirale), e rimane attualmente un problema sia per il crescente numero di pazienti sottoposti a terapie immunosoppressive, sia per la comparsa di varietà di Candida (NCAC, ovvero non-Albicans, ma anche Albicans) sempre più resistenti al trattamento con gli Azoli di più comune impiego, come il Fluconazolo.
L’HPV (Virus del Papilloma Umano), soprattutto nei sierotipi “high risk” come il 16 ed il 18, ha certamente un impatto a livello della VADS, per quanto prediliga nettamente l’orofaringe al cavo orale, ma non va assolutamente dimenticato come la campagna vaccinale che da due decenni viene portata avanti in tutto il mondo con successo contro l’HPV, con vaccini sempre più performanti come l’attuale Gardasil 9 (utilizzato gratuitamente anche in Regione Lombardia al 12° anno di età) porterà alla eradicazione del problema HPV in pochi decenni.
Meno conosciuto è l’impatto che a livello di carcinogenesi orale hanno sia l’alterazione del Microbiota Orale che la proliferazione di alcuni batteri nel Cavo Orale, argomenti oggetto di studio che trovano negli ultimissimi anni sempre maggior riscontro scientifico.
In maniera particolare si sottolinea come la diminuzione di alcuni commensali e l’aumento di alcuni patogeni parodontali (Porphyromonas gingivalis, Fusobacterium nucleatum, Prevotella Intermedia, ed altri) aumenti il rischio di sviluppare OSCC. I meccanismi di azione sarebbero diversi: l’aumentata attività infiammatoria, l’immunosoppressione dell’ospite, la promozione della trasformazione maligna, la secrezione di agenti cancerogeni. Questo sottolinea innanzitutto l’importanza della terapia causale parodontale non già e non soltanto per la prevenzione della Malattia Parodontale, ma anche per la prevenzione (primaria, in questo caso, ma anche secondaria se pensiamo alla possibilità di screening su larga scala) dell’OSCC. In secondo luogo sancisce sempre di più la centralità del Microbiota Orale per la salute del nostro organismo, dal Cavo Orale in giù, e tutto quanto in tema di alimentazione, di corretti stili di vita, e di salute orale, a questo si correla.