Gli anticoagulanti di nuova generazione pongono i chirurghi orali di fronte al dilemma: 1) di “come” procedere all’attività operatoria, e 2) “se” e “quando” chiedere al medico curante la sospensione -o meno- del farmaco anticoagulante in questione. L’Apixaban (Eliquis) è un anticoagulante inibitore diretto del fattore Xa, utilizzato anche nella prevenzione della tromboembolia venosa. Ha una emivita relativamente breve ma non ha farmaci che ne antagonizzino l’azione, questo lo rende relativamente poco maneggevole. Inoltre, i normali esami di lab usati con le warfarine (Coumadin), come l’INR, dicono poco o nulla, così come l’aPTT. Utile la ClCr x valutare la funzionalità renale. In ogni caso, non è possibile prevedere in maniera affidabile come coagulerà il paziente durante e dopo l’intervento.
Nel caso dei prelievi bioptici intraorali, esistono sedi che più di altre espongono a rischio emorragico. Lingua, palato e pavimento, tra queste. L’utilizzo del laser a diodi diminuisce, rispetto ai prelievi “a lama fredda” (bisturi classico o circolare), questo rischio, ma non lo elimina del tutto.
Caso clinico (operatore: Dott. Marco Roghi). Paziente con lesione inveterata del ventre linguale destro, dolente, verosimilmente causata da reiterato trauma dentario. Dopo aver eseguito coronoplastica in prima visita, si è programmata una biopsia incisionale, con richiesta al medico curante di sospendere preoperatoriamente, ove possibile, l’assunzione di Apixaban. Un intervallo di tempo, in pazienti con normale funzionalità renale, di 24h prima dell’intervento, è generalmente considerato sufficiente per portare il rischio emorragico a livelli paragonabili a pazienti non in terapia anticoagulante, quanto meno in interventi a basso rischio.
In questo caso, nella valutazione del rischio emorragico, il diminuito rischio dovuto al laser a diodi in fase di prelievo è compensato dall’aumentato rischio legato al “tipo” di lesione (eteroplasica) ed alla “sede” (emiventre linguale).
Nello specifico, col laser a diodi (980 nm), dopo anestesia plessica con v.c (Articaina 1/100.000) si è proceduto in CW (modalità continua) ma a bassa potenza (< 1,4 Watt) per non danneggiare il pezzo, il che ha portato ad una contestuale minor efficacia coagulante intraoperatoria. La biopsia incisionale in qs casi deve essere ampia non solo come area ma anche come profondità, essendo indispensabile arrivare fino allo strato muscolare per fornire un campione completo di mucosa (epitelio e connettivo), il che aumenta il trauma.
I prelievi col laser a diodi in casi non necessitano praticamente mai di sutura, guarendo per seconda intenzione, ma in qs caso, stante l’estensione del prelievo in area soggetta a trauma morsicatorio, e la ripresa entra la medesima giornata operatoria del farmaco anticoagulante (Apixaban), si è proceduto a sutura con seta 3/0 per diminuire il trauma, e quindi il dolore post-operatorio, su una area “scoperta”, scegliendo quindi una guarigione per prima intenzione. (Autore: Dott. Marco Roghi)