« A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire » (Guglielmo di Occam, 1285-1347))
L’altro giorno ho pensato a questo antico principio, che mai come in campo scientifico, ed ancor più medico, diagnostico in primis, dovrebbe trovare quotidiana applicazione.
Un esempio? Proprio l’altro giorno, nell’ambulatorio di Patologia Orale.
Un noto collega, un superspecialista assai celebre nel suo specifico settore, medico anziano e di indubbia esperienza, mi telefona per inviarmi con urgenza una paziente quasi novantenne, che aveva appena visitato dopo averla già incontrata oltre un mese prima, perchè esaminandola si era accorto -soltanto ora, in seconda battuta- di una lesione orale di probabile origine neoplastica.
Al che ricevo con sollecitudine, questa signora, decisamente anziana ma mobile e vigile come una 70enne.
La signora, accompagnata dal figlio, mi racconta dei suoi dolori crescenti ed ormai incoercibili irradiati all’orecchio monolaterale, da oltre due mesi (!!!).
Accanto a questo dato anamnestico, noto che la paziente fatica a parlare per un impedimento meccanico/algico.
1 + 1 fa 2, e qualunque studente di medicina, fresco di esame di ORL, già in primissima battuta deve avere ben disegnata in testa, in automatico, l’ipotesi più probabile e plausibile.
Indi, e qui viene il bello, la paziente mi porge un pacco di lastre prescrittele dal collega stesso un mesetto prima. Mi sarei aspettato tutt’al più una RMN testa/collo, un referto istopatologico su una biopsia già effettuata, e non un esame ultrasettoriale e specialistico come la CBCT dell’Articolazione Temporo-Mandibolare, atto soltanto ad indagare un disturbo funzionale che difficilmente poteva avere un nesso col problema della signora.
Lascio da parte la TAC in questione, assolutamente superflua, ed all’esame obiettivo del cavo orale scopro immediatamente una lesione carcinomatosa già molto estesa, un T3 tendente al T4 lingua/pavimento orale. Gestisco la situazione con la paziente, e poi telefono al collega chiedendogli per quale motivo avesse scelto di “investire” preziose settimane per un esame assolutamente inutile, quando, in una paziente con una lesione carcinomatosa così avanzata, le mosse da intraprendere sarebbero state decisamente altre. Lui -un po’ imbarazzato- mi risponde che non aveva neppure fatto aprire la bocca alla paziente la paziente, ma che dalla sintomatologia riferitagli le aveva direttamente prescritto un “esame dei condili”.
Qui interviene il “Rasoio di Occam”: un dolore così ingravescente in pochi mesi, incoercibile, in una paziente quasi novantenne, deve suggerire in prima battuta un problema neoplastico, ed il sintomo del dolore irradiato all’angolo mandibolare ed all’orecchio omolaterale, unito alla difficolta nell’eloquio, è assai indicativo.
« A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire ».
(Magari preceduta da un semplice esame obiettivo…..)
Dott. Marco Roghi